video suggerito
video suggerito

Trovato capannone dove sparivano le Panda rubate: smontate e rivendute come ricambi

I poliziotti di Pompei hanno trovato una officina abusiva al confine con Boscoreale (Napoli), dove venivano smontate le auto rubate: arrestati due cugini.
A cura di Nico Falco
88 CONDIVISIONI
Le parti di auto smontate rinvenute nel capannone di Pompei (Napoli)
Le parti di auto smontate rinvenute nel capannone di Pompei (Napoli)

Almeno quindici automobili, tra cui una Lancia Y, alcune 500, ma per la quasi totalità Panda. Tutte rubate. Smontate come in una catena di montaggio: venivano portate lì subito dopo i furti, sezionate, e i pezzi erano pronti per essere rivenduti. Lavorava a pieno regime, l' "officina" che hanno scoperto i poliziotti del commissariato di Pompei in un capannone al confine di Boscoreale, nella provincia di Napoli; al momento dell'irruzione erano presenti due persone, che sono state arrestate per riciclaggio.

Il capannone è già stato teatro di precedenti interventi delle forze dell'ordine per altri motivi: era la sede della Valtetto, l'azienda che produceva abitazioni eco-sostenibili di proprietà di Gerardo Del Sorbo, l'imprenditore 44enne che nel gennaio 2010 venne ucciso e decapitato e il cui corpo venne fatto ritrovare proprio davanti alla struttura di via Cimitero. Un anno dopo, nell'aprile 2011, le forze dell'ordine hanno scoperto che quell'edificio era stato trasformato in una serra di marijuana, nella circostanza erano state arrestate due persone.

L'intervento risale a martedì, 2 ottobre. Gli investigatori della Polizia Giudiziaria di Pompei, col supporto delle pattuglie del commissariato, sono tornati al capannone, individuato come possibile officina abusiva per la ricettazione delle automobili rubate. Al loro arrivo le due persone all'interno si sono barricate dentro, i poliziotti hanno dovuto arrampicarsi per riuscire ad entrare. Una volta dentro, hanno scoperto le 15 carcasse di automobili, tutte poi risultate rubate, e decine di pezzi già smontati, accuratamente selezionati, che sarebbero stati a breve immessi sul mercato nero. I due arrestati, cugini di Scafati e Poggiomarino, sono accusati di riciclaggio; le indagini proseguono per identificare chi si occupava materialmente dei furti e chi acquistava i pezzi.

88 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views